Quaranta uomini, tutti padri di famiglia, sono allineati
sul ponte di Gattorna. Un plotone di soldati tedeschi
coi fucili imbracciati impedisce ogni possibilità
di fuga. In capo al ponte donne e bambini piangono ed
implorano inutilmente. La voce che circola, sempre più
insistente, è che quei quaranta uomini dovranno
essere fucilati.
E' il pomeriggio del 23 settembre 1944.
Nel corso della mattinata vennero portati in paese
i corpi di quattro militari tedeschi caduti in un'imboscata
tesa da un gruppo partigiano nel territorio della vicina
Neirone. Per sfortunate circostanze, nella redazione
del verbale venne scritto che il fatto di sangue era
accaduto a Gattorna. Scattò così l'ordine
per la rappresaglia: per ogni tedesco ucciso, fucilare
dieci uomini italiani.
Il rastrellamento colse tutti di sorpresa; i primi
quaranta uomini trovati in qualsiasi posto e di qualsiasi
età furono presi ed allineati sul ponte per la
fucilazione.
Soltanto
l'intervento del segretario comunale, Avv. Lorenzo Schiappacasse
(qui a fianco ritratto in una fotografia del 1964) ,
che inginocchiandosi di fronte al comandante tedesco
e offrendo la propria vita in cambio, riuscì
a fermare l'esecuzione.
L'ufficiale in comando decise così di portare
i quaranta prigionieri al comando di Nervi e consigliò
di far recapitare un documento del comune di Moconesi
che attestasse l'estraneità di Gattorna al fatto
accaduto.
Cominciò così l'odissea del gruppo che
venne prima trasferito a Uscio, quindi a Recco, per
arrivare infine a Nervi dove venne raggiunto da due
giovani paesane, Iole e Maria Rosasco, che recando il
documento comunale salvarono la vita ai quaranta gattornini.
Tuttavia il gruppo venne trasferito nelle carceri di
Marassi; per alcuni fu prevista la prigionia ma per
ventiquattro fu la deportazione in Germania.
Le loro ultime notizie giunsero al parroco di allora,
Don Luigi Ferrera, da Bolzano attraverso una lettera
scritta da un cappellano militare, riportante i loro
nomi e che viene custodita ancora oggi negli archivi
parrocchiali.
Nel frattempo a Gattorna la popolazione pregava la
Madonna della Guardia perchè proteggesse gli
sventurati prigionieri facendo erigere una piccola edicola
votiva nel punto, in fondo al ponte, in cui era stata
scongiurata la fucilazione.
I mesi passarono, la guerra volgeva al termine con
la sconfitta imminente della Germania e notizie non
ne arrivarono. Poi, come per miracolo, alcuni dei rastrellati
cominciarono a tornare a casa fino ad arrivare al 25
aprile del 1945 quando Virgilio Emanueli rientrò
in paese. Era l'ultimo dei quaranta.
Esattamente un anno dopo l'accaduto, il 23 settembre
1945, Don Ferrera celebrò un triduo di ringraziamento
alla Madonna della Guradia che, ancora una volta, aveva
protetto e salvato la popolazione di Gattorna.
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